Matera Capitale Europea della Cultura e Carlo Levi
Attenzione! Le opinioni da me qui espresse sono strettamente personali e riguardano il mio vissuto, la mia storia e la mia sensibilità, non sono una ricostruzione storica o un’analisi antropologica. Non hanno niente a che fare con le attuali vicende politiche nazionali, regionali e cittadine.
Sono contenta di vivere a Matera da oramai oltre 25 anni. Questa città mi ha fatto crescere, sia grazie ai suoi successi che ai suoi disastri – di pari passo con i miei! – sia per il fervore che frequentemente sono riuscita a cogliere ma anche, d’altro canto, all’apatia che la caratterizza e con la quale ho imparato a convivere.
Ho nel DNA altre origini, quelle della provincia. Non ho aneddoti familiari legati ai Sassi di Matera. Non ho vissuto la mia infanzia qui, ma a Grassano. La mia è una famiglia di ebanisti da una parte e contadini e proprietari terrieri dall’altra. Il mio trisnonno era pugliese, di Martina Franca: si trasferì in Basilicata per lavoro e non andò più via. Ho vissuto tanti anni lontano per studio e lavoro e tutt’ora vivo da pendolare tra Matera e Roma.
Ragione per cui mi sono chiesta: oltre a vivere da ormai tanti anni in questa città, che cosa ho di fortissimo in comune con Matera e la sua storia? E non solo. I fili che compongono le trame della storia lucana e materana che hanno permesso che si raggiungesse un risultato così importante il prossimo 19 gennaio, possono essere in qualche modo legate anche alla mia famiglia?
La risposta l’ho trovata subito e l’ho legata ad un nome, quello di Carlo Levi. E’ una risposta scontata? No, non lo è e vi spiego il perché.
Una doverosa premessa. Io credo che la storia non venga decisa da pochi uomini, ma che una serie di fattori e di situazioni economiche temporali favorevoli, portino a cambiamenti e a rivoluzioni costruite nel tempo. Carlo Levi riuscì ad interpretare la storia del luogo, la storia della Basilicata e creò una scintilla. Quella scintilla ha permesso che tante cose avvenissero subito dopo, ma non fu una scintilla che nacque per caso. Carlo Levi trovò rami secchi e pezzi di corteccia, camino e muschio. Lui accesse soltanto quel fuoco con il materiale che già era disponibile
Quella scintilla nacque quando arrivò a Matera e raccontò quello che vide in Cristo di è fermato a Eboli e nei libri successivi:
“Nelle grotte dei Sassi si cela la capitale dei contadini,
il cuore nascosto della loro antica civiltà.
Chiunque veda Matera non può non restarne colpito
tanto è espressiva e toccante la sua dolente bellezza.”
Non voglio soffermarmi né sul libro né sull’esperienza di Levi, non è l’intento delle mie riflessioni. Molto brevemente e solo per chi non ne conosce la storia, Carlo Levi portò alla cronaca nazionale, grazie al suo libro, lo stato di abbandono ed incuria del Sud Italia, soprattutto della Basilicata, terra che nemmeno Cristo voleva visitare. Il romanzo raccontò di una Matera e una Basilicata in cui saldi valori venivano oppressi dalla miseria, raccontò e scrisse delle condizioni igienico-sanitarie precarie di quel tempo, raccontò del senso di comunità del popolo lucano e si innamorò di questi luoghi. Grazie alla sua denuncia, il caso di Matera fu portato all’attenzione della politica nazionale. Palmiro Togliatti l’avrebbe visitata nel 1948 seguito dal Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi nel 1950. Qui avvenne la prima grande svolta per Matera. Togliatti non definì Matera in sé una vergogna nazionale, ma le condizioni igieniche dei cittadini che ci vivevano, l’incuria e l’abbandono dei vicoli: fu quella che venne definita una vergogna, non degna dell’Italia che stava ripartendo dopo la seconda guerra mondiale.
Lo sfollamento dei Sassi deciso in Parlamento con una legge speciale, suscitò l’interesse di un altro grande personaggio italiano, Adriano Olivetti, che creò una commissione di studio per la città insieme ad architetti ed urbanisti, ergendo nuovi quartieri e borghi per accogliere gli sfollati dei Sassi, con le maggiori innovazioni urbanistiche del tempo che tuttora vengono studiate nei libri di architettura. Da lì in poi, Matera suscitò la curiosità di altri intellettuali.
Henri Cartier Bresson ne fotografò i vicoli e tradusse con le fotografie l’anima di Matera.
Pier Paolo Pasolini fece dei Sassi la cornice del film Il Vangelo secondo Matteo (1964) mentre loro evacuazione era in fase di completamento e molte case presentavano già accessi murati.
Quando Mel Gibson decise di ambientare The Passion (2004) a Matera, la stagione del cinema hollywoodiano, che era già in verità iniziata qualche anno prima con King David (1985), invase e caratterizzò Matera come non mai.
Tutto questo sarebbe successo senza l’intervento e la scintilla di Carlo Levi? E Carlo Levi avrebbe tradotto quella scintilla senza l’amicizia con il poeta lucano Rocco Scotellaro, gli ingegni di Leonardo Sinisgalli, le scoperte dell’archeologo Domenico Ridola, la stagione del brigantaggio di Carmine Crocco e ancora prima, gli scritti di Orazio Flacco, l’influenza di Federico II, le poesie di Isabella Morra?
Non è possibile rispondere in maniera oggettiva a queste domande, ma io a livello personale posso farlo. Carlo Levi si trovò nel momento giusto e nel posto giusto e seppe dar voce alla cultura e all’esperienza seminata in precedenza, dando il via alla trasformazione e al cambiamento che ha prima portato Matera a diventare Patrimonio dell’Unesco nel 1993 ed infine Capitale Europea della Cultura nel 2019.
Fin qui storia nota. Quello invece che poche volte ho raccontato e che in pochi conoscono, è che prima di essere confinato ad Aliano, Carlo Levi passò del tempo a Grassano. Lì conobbe il mio bisnonno che nel romanzo cita alcune volte come “l’americano intelligente”, il falegname Lasala, cognome modificato da Liuzzi. Sono passati decenni, ma si parla ancora di Carlo Levi e di quell’incontro nella mia famiglia e a Grassano.
So già che vi chiederete nonostante questo, come possa essere un torinese e non un lucano ad aver fatto nascere la scintilla. Innanzitutto c’è da dire che la scelta di Carlo Levi di farsi seppellire ad Aliano, paese che lo ha ospitato e accolto, non è solo un riconoscimento, ma un simbolo molto forte. Generalmente si viene seppelliti dove si hanno le proprie origini, insieme alle persone che più si è amato e vicini alla propria famiglia, non in un luogo remoto lontano oltre 1000 km dalla propria casa. Io rispetto e ammiro molto questa scelta e me lo fa sentire, in un certo senso, lucano quanto me.
In più, come già detto, Levi rimase affascinato da questi luoghi perché tanti lucani prima di lui avevano seminato. Non fece altro che raccogliere il materiale già esistente dandone nuova vita.
A me piace pensare che la fondamentale data di sabato 19 gennaio 2019 che sancirà il riconoscimento internazionale e mondiale di Matera a livello culturale, sia stata possibile grazie a quella scintilla generata da Carlo Levi. Ed è un onere per me sapere che un mio antenato sia stato citato e conosciuto dallo scrittore e che io ora nel 2019 mi trovi a festeggiare questo grande evento nella veste di Deputato della Repubblica, ma soprattutto di materana.
E’ un’emozione fortissima, difficile da tradurre e spiegare se non in questo modo.
Divertitevi e festeggiate domani, tanti uomini e donne hanno contribuito a questo momento raggiunto grazie al grande entusiasmo dei cittadini materani, a quel moto popolare che ha convito i commissari europei a dare a Matera il titolo di Capitale Europea della cultura per l’anno 2019.
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[…] FONTE : Mirella Liuzzi | Cittadina Portavoce […]