L’emergenza Covid-19 ci sta privando di prestare la giusta attenzione a grandi traguardi tecnologici e scientifici come quelli legati alla Space Economy in Italia. Quello che a prima vista può sembrare un fallimento poiché dopo 15 minuti dall’atterraggio il razzo è esploso per colpa di una perdita, è in realtà un grande successo. Per la prima volta SpaceX è riuscita a far atterrare intera e in posizione verticale il prototipo di “Starship”, il razzo che un giorno potrà portare l’uomo su Marte.
Ma perché prestare tempo e impiegare tecnologie per l’esplorazione dello spazio quando qui sulla Terra abbiamo sfide complesse da affrontare? Perché la risposta a queste sfide proviene anche dalle tecnologie e dalla Space Economy. Pensiamo per esempio ai satelliti che ci permettono di sviluppare l’agricoltura 4.0, il monitoraggio per la tutela dell’ambiente, la prevenzione e la gestione delle emergenze o dati che ci raccontano il livello di inquinamento in ogni zona del mondo.
Per non parlare dell’occasione importantissima che lo sviluppo della space economy porterebbe al Sud Italia.
L’aeroporto di Grottaglie in provincia di Taranto è il primo spazioporto italiano. Aeromobili, veicoli spaziali e relativi dispositivi rappresentano la terza voce nelle esportazioni pugliesi con un fatturato di quasi 562 milioni di euro nel 2018. L’indotto economico che si può generare, anche in relazione alla ZES ionica, con un importante rientro di cervelli nel Mezzogiorno, è notevole.
In Basilicata esiste dal 2015 il cluster dell’aereospazio e lavora in coordinamento con soggetti di ricerca come Università degli Studi della Basilicata, Cnr di Potenza, Enea, Distretto Tecnologico/Consorzio Terni e il Centro di Geodesia Spaziale di Matera.
La Space economy è, oggi, tutto questo. Un mondo molto vicino a noi, fatto di impresa e lavoro e che produce ogni anno 370 miliardi di euro di valore, che si stima diverranno oltre 500 entro il 2030.
Se il nostro sguardo deve andare al 2050, questo è uno di quei settori che l’Italia non può farsi sfuggire.
Alcuni numeri della Space economy in Italia:
- 200 aziende, di cui 80% PMI, di queste, circa il 40% sono “Piccole e Medie” mentre il restante 60% è rappresentato da micro-imprese (con un numero di addetti inferiore a 10 e un fatturato al di sotto dei 2 milioni di euro).
- Il suo fatturato è di oltre 13,5 miliardi;
- Esporta il 70% della sua produzione
- 45 mila addetti qualificati, con un indotto pari a 159.000 occupati sull’intero territorio nazionale;
- 12 distretti regionali, federati nel Cluster Tecnologico Nazionale Aerospazio – il CTNA, tra cui si ricordano il Cluster Lucano dell’Aerospazio (CLAS) in Basilicata ed il Distretto Tecnologico Aerospaziale della Puglia.
- L’industria spaziale italiana è al 3° posto in Europa e al 7° su scala mondiale