Questo articolo dimostra quanto l’Italia è arretrata oltre che nell’utilizzo di internet (più di un terzo gli italiani non lo hanno mai usato) anche per la diffusione e la velocità della banda larga.
L’Italia totalizza in media una velocità di 4.9 Mbps (megabit per secondo), mentre Paesi Bassi, Svizzera e Repubblica Ceca dominano la classifica con una velocità superiore agli 11 Mpbs.
Ma un dato riguardo le PMI di dicembre 2013 è ancora più preoccupante: le imprese italiane sono indietro rispetto alla media in termini di utilizzo del web. Se infatti il 73% delle PMI europee ha un sito internet (+6% rispetto al 2010) e il 30% è sui social media, in Italia è il 63% ad avere un sito e il 25% ad utilizzare Facebook, Twitter o YouTube.
E’ facile capire come questa situazione sia dannosa per l’informazione, la crescita culturale del nostro paese e la modifica del nostro modo di gestire le PMI e le risorse che potrebbero lavorare in questo settore e sono costrette ad emigrare all’estero.
Questa situazione deve finire.
Servono finanziamenti subito da parte di questo Governo.
In questi mesi ho visto approvati decreti dove i milioni spesi per la banda larga erano sempre una manciata e con i nostri emendamenti 5 stelle abbiamo tentato di aumentare queste cifre, indicando anche coperture finanziarie.
Nonostante alcune proposte del M5S siano state bocciate, un mio emendamento accolto prevede proprio la mappatura di tutte le reti, private e pubbliche che hanno come fine l’accesso ad Internet, dettagliandone le relative tecnologie di accesso (quindi wirelles, fibra ottica ecc..) in dati accessibili opendata.
Questa è una prima importantissima vittoria del M5S in quanto porta risparmi e benifici per lo Stato in termini di razionalizzazione degli scavi futuri.
E’ solo un primo passo. Ma non basta.
Chiederemo presto al Governo cosa intenda fare per raggiungere gli obiettivi europei relativi alla banda ultra larga e soprattutto quanti soldi intenda investire in un settore, l’economia digitale, che negli ultimi 15 anni ha influito positivamente con la creazione di 700mila posti di lavoro e un aumento del PIL pari al 2%.