Mi fa piacere leggere almeno sui quotidiani commenti non lusinghieri sugli spin doctor, assistenti parlamenteri ed ex politici eletti nel Consiglio di Amministrazione della RAI. Per molti quella che viene fuori con i 7 nuovi consiglieri è “una Rai in vecchio stile” (La Stampa) o “da manuale Cencelli” (Il Messaggero) o “Rai dei portaborse” (Il Fatto Quotidiano), mentre il Corriere titola ‘svolta dei 5 Stelle’, adducendo però motivazioni che non condivido.
Fatto incontrovertibile è che la Commissione di Vigilanza ha nominato 7 dei nove membri del nuovo consiglio di amministrazione della Rai e lo ha fatto secondo le logiche della lottizzazione prevista dalla Legge Gasparri. Tre per il PD: Guelfo Guelfi, Rita Borioni, Franco Siddi; in quota area popolare Paolo Messa; per il centrodestra Arturo Diaconale e Giancarlo Mazzuca. L’unico vero nome considerato di alto profilo, riconosciuto da tutti, è arrivato da noi, Carlo Freccero, su cui i commenti positivi sono quasi unanimi.
Eppure la partita vera e più delicata si gioca tra oggi e domani sulla scelta del Presidente, il cui nome va ratificato dai due terzi della Commissione di Vigilanza. Ciò vuol dire che il premier avrà bisogno dei voti di una parte di Forza Italia o del M5S.
Noi abbiamo chiesto al Presidente del Consiglio un nome di altissimo profilo. Renzi ieri ha detto che sarà una “sopresa, un nome bipartisan”, facendo presagire un accordo con Forza Italia.
Eppure un’altra strada c’è.
Mettere un nome competente ed indipendente, simile a quello di Freccero. Un nome di un esperto di tv.
Basterebbe così poco, no?