L’Italia punta 100 milioni per lo sviluppo del Wi-Fi e delle tecnologie emergenti come intelligenza artificiale, blockchain, internet delle cose: l’obiettivo è innovare le aziende italiane per renderle più competitive sul mercato globale. Lo stanziamento arriva ieri dal Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica), su richiesta del ministero dello Sviluppo economico. E giunge in contro tendenza rispetto al taglio, fortemente criticato da Confindustria, agli incentivi “Industria 4.0” per le aziende che investono in innovazione, come previsto al momento nel testo della Manovra economica 2019. Le nuove risorse sono frutto di un dirottamento: prima erano destinate per gran parte alla sperimentazione di servizi 5G. Esigenza che il Governo ora giudica “non più attuale”,si legge nella nota Mise che annuncia la delibera.
“Il grosso delle risorse (95 milioni) erano prima assegnate da delibera Cipe ad Invitalia. Invece abbiamo deciso di utilizzarli in maniera più puntuale per favorire, in linea con il Contratto di Governo, la diffusione di servizi Wi-Fi sul territorio nazionale”, spiega Mirella Liuzzi (M5S), che ha partecipato ai lavori per l’ultima delibera. “Ma anche per sostenere la ricerca e lo sviluppo di tecnologie emergenti come blockchain, intelligenza artificiale e internet delle cose. Quindi vengono confermate le linee di intervento che già avevamo dato con il rilancio del progetto WiFi Italia e gli interventi su blockchain e IA (call for experts e fondo in legge di bilancio)”, aggiunge Liuzzi.
Con la “call for experts” il Governo è a caccia di esperti per sviluppare una strategia nazionale per queste tecnologie, che considera fondamentali per maturare una “Smart Nation”, come la definisce il programma del M5S. Una Italia più innovativa grazie a tecnologie abilitanti, come appunto l’intelligenza artificiale, l’internet delle cose, la blockchain. Su questo filone anche la recente adesione dell’Italia alla European Blockchain Partnership della Commissione Ue.
“Ottimo investire in queste tecnologie”, commenta Stefano Quintarelli, tecnologo, presidente del Comitato di Indirizzo dell’Agenzia per l’Italia Digitale. “In particolare sarebbe utile che l’Italia investa su infrastruttura di calcolo e relativi ‘dataset’ con cui addestrare l’intelligenza artificiale, a uso delle aziende del made in Italy, che così possono migliorare i prodotti ed essere più competitive sul mercato internazionale”, aggiunge Quintarelli.
“La tecnologia Blockchain è già matura, il problema attuale consiste nel diffondere la consapevolezza della sua utilità nel mondo dell’impresa”, aggiunge Gregorio D’Agostino, scienziato all’Enea Casaccia e professore a Roma Tor Vergata. ”La tecnologia Blockchain può migliorare molto il controllo sulle procedure e la correttezza delle informazioni relative a processi gestionali e la qualità dei prodotti e delle procedure utilizzate dalle aziende, in particolare quelle alimentari, farmaceutiche, cosmetiche. Nel futuro dovranno essere definiti dei nuovi standard di operatività per le aziende che utilizzano la tecnologia Blockchain. Si tratta di una ricerca molto applicata”, continua.
Secondo la recente classifica mondiale 2018 della competitività, a cura del World Economic Forum, l’Italia è al 17esimo posto. Ha fatto progressi grazie ai buoni risultati del piano Industria 4.0 dei precedenti due Governi. In Manovra però, secondo l’attuale testo che circola tra gli addetti ai lavori, gli incentivi hanno subito una sostanziale riduzione e sono scomparsi quelli per la formazione. Tutto questo mentre lo stesso Wef segnala come il punto debole dell’Italia siano le competenze per l’innovazione.
Di qui le critiche che si stanno levando in questa fase dal mondo confindustriale e delle aziende. “La nuova delibera Cipe compensa un po’ questo taglio di incentivi a Industria 4.0, di cui però va registrato positivamente il fatto che siano stati prorogati, almeno in parte”, dice Gianni Potti, presidente di Confindustria Servizi Innovativi. “I nuovi investimenti in blockchain, intelligenza artificiale e internet delle cose sono complementari a quelli fatti dal precedente Governo in Industria 4.0. Questi ultimi infatti sono serviti soprattutto a rinnovare le macchine industriali e alle grandi aziende. Quei 100 milioni, per come sono indirizzati, dovrebbero servire invece a migliorare i processi che portano a un’offerta più innovativa da parte delle aziende del made in Italy, in particolare le pmi”, dice Potti.
Fonte: Repubblica.it