Ieri pomeriggio la Commissione affari costituzionali della Camera ha approvato, nell’ambito della discussione sul disegno di legge delega per la riforma della pubblica amministrazione, un emendamento del M5S di cui la sottoscritta risulta prima firmataria con il quale si delega il governo, nel quadro dei processi di digitalizzazione della Pubblica amministrazione, a favorire l’adozione di soluzioni software open source con indubbi vantaggi in termini di costi e di riduzione della dipendenza tecnologica delle amministrazioni pubbliche dai fornitori di software proprietari..
Si tratta di una rivoluzione culturale che presente nel nostro programma elettorale stiamo portando ad una prima realizzazione pur da forza di opposizione. Avremmo preferito l’approvazione di una formulazione maggiormente vincolante per il Governo ma si tratta di un primo passo nella giusta direzione” prosegue la deputata.
Resta il rammarico per la mancata approvazione di altre proposte emendative che, tra le altre cose, prevedevano una diretta partecipazione dei cittadini anche nei processi interni delle PA oltre che il riconoscimento di un più ampio diritto di accesso ai dati e alle informazioni detenute dalle PA sul modello del FOIA nordamericano, che dovrebbe invece essere introdotta nell’articolo 6.
Riproporremo in aula gli emendamenti non approvati nell’auspicio di trovare una condivisione ampia rispetto a proposte che vanno nella direzione della trasparenza e della responsabilità dell’agire delle PA” conclude la deputata.
3 Comments
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La strada è quella giusta, credo si debba procedere con una seria campagna informativa tra gli addetti ai lavori, affinché possano diventare il fattore trainante del Sistema
Sono Gaetano Piazza, un programmatore free lance che da sempre ha adottato il paradigma open source nel proprio lavoro. Pertanto sono molto contento per il Vs impegno in tale direzione. Per fortuna esiste l’art. 68 del D.Lgs. 82/2002 altrimenti detto “Codice dell’Amministrazione Digitale” che riporto appresso. Dopo averlo letto ti piacerà, ma il problema è che viene totalmente ignorato da TUTTE le amministrazioni pubbliche. Allora il problema non è una nuova norma per “incoraggiare” dato che vi è una norma ben più forte che OBBLIGA a preferire le opzioni open source. Il problema è capire perché tale norma viene semplicemente IGNORATA. Credo che quando una norma non viene applicata il motivo risieda nella mancanza di meccanismi di controllo e di sanzioni importanti. Allora ti chiedo a nome di tutti i programmatori come me, che non riescono a fronteggiare la concorrenza sleale di grandi e ricche software house che riescono ad avvantaggiarsi di bandi a loro favorevoli, di lavorare in tale direzione. Sono a disposizione per tutto il supporto tecnico che fosse necessario. Inoltre mi piacerebbe condurre insieme a voi un’azione di monitoraggio e controllo degli appalti pubblici, avvalendoci di mezzi informatici che potrei mettere a punto collaborando insieme a voi.
Rispondi pura alla mia email se lo ritieni opportuno.
Saluti e grazie a nome dei colleghi e dei contribuenti.
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Art. 68 (Analisi comparativa delle soluzioni) – D.Lgs. 82/2002
1. Le pubbliche amministrazioni acquisiscono programmi informatici o parti di essi nel rispetto dei principi di economicità e di efficienza, tutela degli investimenti, riuso e neutralità tecnologica, a seguito di una valutazione comparativa di tipo tecnico ed economico tra le seguenti soluzioni disponibili sul mercato:
a) software sviluppato per conto della pubblica amministrazione;
b) riutilizzo di software o parti di esso sviluppati per conto della pubblica amministrazione;
c) software libero o a codice sorgente aperto;
d) software fruibile in modalità cloud computing;
e) software di tipo proprietario mediante ricorso a licenza d’uso;
f) software combinazione delle precedenti soluzioni.
1-bis. A tal fine, le pubbliche amministrazioni prima di procedere all’acquisto, secondo le procedure di cui al codice di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, effettuano una valutazione comparativa delel diverse soluzioni disponibili sulla base dei seguenti criteri:
a) costo complessivo del programma o soluzione quale costo di acquisto, di implementazione, di mantenimento e supporto;
b) livello di utilizzo di formati di dati e di interfacce di tipo aperto nonché di standard in grado di assicurare l’interoperabilità e la cooperazione applicativa tra i diversi sistemi informatici della pubblica amministrazione;
c) garanzie del fornitore in materia di livelli di sicurezza, conformità alla normativa in materia di protezione dei dati personali, livelli di servizio tenuto conto della tipologia di software acquisito.
1-ter. Ove dalla valutazione comparativa di tipo tecnico ed economico, secondo i criteri di cui al comma 1-bis, risulti motivatamente l’impossibilita’ di accedere a soluzioni gia’ disponibili all’interno della pubblica amministrazione, o a software liberi o a codici sorgente aperto, adeguati alle esigenze da soddisfare, e’ consentita l’acquisizione di programmi informatici di tipo proprietario mediante ricorso a licenza d’uso. La valutazione di cui al presente comma e’ effettuata secondo le modalita’ e i criteri definiti dall’Agenzia per l’Italia Digitale, che, a richiesta di soggetti interessati, esprime altresi’ parere circa il loro rispetto.
Sì conosco l’articolo e so anche che viene ignorato.
Infatti com’è scritto nel post, l’emendamento approvato del M5S è relativo alla legge delega tramite la quale si RISCRIVERA’ parte del CAD, trovando metodi per favorire in maniera ancora più forte l’open source.
Sempre nella delega sono presenti elementi di sanzione per chi non rispetta questi paramentri.
Se hai idee riguardo al modo per favorire ancora di più l’open source nel CAD e nelle pubbliche amministrazioni scrivimi sulla mia mail perché presto si dovranno scrivere i decreti legislativi e potremmo proporre idee o modifiche.
Mirella