Commissione IX
13 novembre 2019 h 14.00
Indagine conoscitiva sulle nuove tecnologie delle telecomunicazioni, con particolare riguardo alla transizione verso il 5G ed alla gestione dei big data: Audizione del Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Mirella Liuzzi
Premessa
Lo sviluppo capillare delle reti di nuova generazione rappresenta una priorità strategica dell’azione del MiSE. Il 5G trasformerà in maniera radicale significative porzioni del tessuto industriale del Paese, favorendo le comunicazioni macchina-macchina e consentendo la creazione di nuovi servizi ad elevata intensità tecnologica, apportando sviluppi positivi per i territori che potranno beneficiare dei numerosi vantaggi per cittadini, imprese e pubblica amministrazione derivanti dalla disponibilità diffusa di servizi di connettività wireless a banda larga e ultra-larga.
Nell’ambito del processo di trasformazione digitale, il Ministero che rappresento svolge un ruolo centrale, tanto a livello di politiche per le telecomunicazioni quanto, più in generale, in relazione alla definizione complessiva delle politiche industriali del Paese. Il MiSE sta portando avanti un lungo e complesso lavoro che fa sì che oggi l’Italia sia uno dei Paesi più avanzati a livello europeo per lo sviluppo del 5G. Sul punto, gli ultimi dati relativi al Digital economy and society index (Desi), che posizionano l’Italia al secondo posto in Europa in termini di preparazione al 5G, dimostrano la qualità degli sforzi compiuti dal nostro Paese nello sviluppo delle reti di nuova generazione.
Gara 5G e sperimentazioni
La Commissione europea, al fine di accelerare lo sviluppo dei sistemi 5G e favorire il raggiungimento entro il 2020 degli obiettivi dell’Agenda Digitale, ha incaricato il Radio Spectrum Policy Group (RSPG) di valutare i possibili scenari e le opzioni disponibili fino al 2020 circa l’uso dello spettro. In merito, il RSPG a partire dal 2016, con alcuni pareri, ha indicato la banda 700 MHz, la banda 3.4-3.8 GHz e la banda 26 GHz (24.25-27.5 GHz) quali bande prioritarie a supporto dell’introduzione dei sistemi 5G. L’Italia, nel 2017, ha già avviato una sperimentazione di reti e servizi 5G in 5 città a guida MiSE. Nel 2018 ha concluso la gara, introitando circa 6,5 miliardi di euro, assegnando 200MHz nella banda 3,6-3,8, 1 Ghz nella 26 Ghz e i blocchi della banda 700MHz, realizzando con ampio anticipo gli obiettivi indicati nel Nuovo Codice Europeo.
Con decreto del 5 ottobre 2018, il MiSE ha poi approvato il Nuovo Piano nazionale di ripartizione delle frequenze per favorire la transizione verso la tecnologia 5G.
In considerazione dello sviluppo dei sistemi 5G, considerati un obiettivo strategico nazionale, il Mise sta proseguendo con il monitoraggio delle sperimentazioni 5G autorizzate dal Ministero in differenti aree territoriali: l’area metropolitana di Milano (Area 1) assegnata al consorzio con capofila Vodafone, le città di L’Aquila e Prato (Area 2) assegnata al consorzio con capofila Wind-H3G e Open Fiber, le città di Bari e Matera (Area 3) assegnata al consorzio con capofila TIM e Fastweb. La sperimentazione del 5G, che ha come termine il 30 giugno 2020, persegue il duplice obiettivo di sperimentare servizi pre-commerciali, valutando le opportunità tecnologiche e di mercato, nonché di fornire al Paese la possibilità di testare i benefici che ne derivano, individuando le migliori prassi, immediatamente realizzabili, per avere un vantaggio competitivo sull’indotto generato dall’adozione di tecnologie 5G da parte delle Amministrazioni (centrali e locali) e delle imprese. Tali sperimentazioni, vengono monitorate dal MiSE con il supporto tecnico della Fondazione Ugo Bordoni. Il 2018 è stato prevalentemente incentrato sulla realizzazione delle nuove reti, mentre quest’anno le attività si sono incentrate sui casi di applicazione nei diversi campi: dalla salute (diagnostica remota, ospedali di e-learning), all’industria (digitalizzazione dei processi, robotica collaborativa, catena di produzione), al monitoraggio ambientale (ambiente intelligente, infrastrutture intelligenti), alla mobilità e alla sicurezza stradale (guida assistita, logistica, monitoraggio della superficie stradale), al turismo e alla cultura (visite virtuali, realtà aumentata), all’agricoltura (agricoltura di precisione, monitoraggio della produzione – basato sulla tecnologia blockchain), alla sicurezza pubblica (sicurezza della popolazione e supporto per l’applicazione della legge), a porti e città (monitoraggio, logistica, ecc.); all’energia (smart grid e ottimizzazioni), alle università (campus intelligente). Il forte interesse degli operatori per lo sviluppo del 5G ha portato anche all’avvio di sperimentazioni private a Torino, Roma, Genova, Modena, Cagliari e Catania che si sono affiancate alle sperimentazioni ufficiali- in particolare in tema di sicurezza delle infrastrutture stradali, smart road, e-health.
Le sperimentazioni si stanno dimostrando un valido banco di prova nell’ambito delle quali, enti, amministrazioni e società diverse e con nature differenti, hanno collaborato in progetti comuni realizzando prodotti, servizi e nuove opportunità per i territori interessati. La pluralità degli ambiti coinvolti, il coordinamento volontario tra i pertinenti attori pubblici e privati e le evidenze sperimentali sinora raccolte, nonché l’approfondimento dei risultati, sia in termini tecnici sia di impatto socio-economico, concorreranno a fornire gli elementi necessari alla definizione di piani di sviluppo e di politica settoriale ed una definizione maggiormente informata della Roadmap 5G. Inoltre, attualmente, e fino al 22 novembre prossimo, è in corso di svolgimento in Egitto la Conferenza Radio Mondiale (WRC19) dell’ITU (Agenzia dell’Onu del settore delle telecomunicazioni). La WRC si riunisce ogni quattro anni ed ha il compito di rivedere il Regolamento Radio, il trattato internazionale che disciplina l’uso dello spettro delle radiofrequenze. Fra i temi più rilevanti in discussione, c’è la possibilità di individuazione di nuove bande di frequenza da destinare al servizio mobile e la revisione dell’uso dello spettro nella banda 470-960 MHz (banda utilizzata nella parte bassa dal servizio televisivo e in quella alta dal servizio mobile a 4G e 5G).
Liberazione banda 700 a favore della tecnologia 5G
La legge di Bilancio per il 2018, all’articolo 1, commi 1026 e seguenti, come modificati dalla legge di Bilancio 2019, in attuazione della Decisione (UE) 2017/899 relativa all’uso della banda di frequenza 470-790 MHz nell’Unione, ha disciplinato e scadenzato il processo che nel quadriennio 2018 – 2022 ha portato, da un lato, ad assegnare le frequenze nella banda 700 MHz (694-790 MHz) ai sistemi terrestri in grado di fornire servizi di comunicazione elettronica a banda larga senza fili (5G), e dall’altro, a dare un nuovo assetto al servizio televisivo digitale terrestre e a incentivare lo sviluppo della radio digitale. Il rilascio definitivo da parte degli operatori televisivi delle frequenze in banda 700MHz a favore del 5G, aggiudicate dagli operatori delle TLC nell’asta pubblica sopra richiamata, richiede un rilevante impegno da parte del Ministero con diverse procedure e azioni volte a realizzare nei tempi previsti (entro il 20 giugno 2022), il rilascio della banda 700 da parte degli operatori televisivi a favore del 5G. A riguardo, come noto, con decreto dell’8 agosto 2018, proprio per armonizzare, coordinare le attività di rilascio della banda 700MHz, favorire lo sviluppo della tecnologia 5G ed elaborare strumenti volti a favorire la trasformazione digitale del settore televisivo (da DVB-T al DVB-T2), è stato costituito il Tavolo TV 4.0, la cui ultima riunione si è tenuta lo scorso 7 novembre, con la quale è stato avviato, con tutti gli stakeholder pubblici e privati coinvolti, il processo di liberazione delle frequenze in banda 700 MHz a favore del 5G e per definire le modalità e le tempistiche di transizione alla tecnologia DVBT-2. Si tratta di un processo che vede impegnato il MiSE in tutte le sue articolazioni e che ci vedrà impegnati, nei prossimi mesi e anni, con l’intento di ridurre al minimo i disagi per gli operatori e i cittadini in questa fase di cambio tecnologico e di assicurare il rilascio delle frequenze 5G secondo le scadenze previste dal Legislatore.
Casa delle tecnologie emergenti e bandi per progetti di ricerca per lo sviluppo dei servizi offerti dalle reti 5G
Nell’ottica di favorire in maniera armonica e capillare su tutto il territorio lo sviluppo dei servizi 5G, con delibera CIPE n. 61 del 25 ottobre 2018 sono stati stanziati 45 milioni di euro per progetti di sperimentazione, ricerca applicata e trasferimento tecnologico, anche in collaborazione con gli enti territoriali, relativi alle tecnologie emergenti, quali Blockchain, Intelligenza Artificiale, Internet delle cose, collegati allo sviluppo delle reti di nuova generazione 5G. Con decreto del 26 marzo, modificato dal decreto del 5 giugno 2019, è stato adottato il “Programma di supporto tecnologie emergenti nell’ambito del 5G”, diviso in due Assi di intervento: Asse I – Casa delle tecnologie emergenti, con una dotazione di 40 milioni, Asse II – Progetti di ricerca e sviluppo per favorire la trasformazione tecnologica di PMI e startup innovative, con una dotazione di 5 milioni. L’Asse I ha previsto uno specifico intervento per la realizzazione delle Case delle tecnologie emergenti (sul modello inglese “Digital Catapult”), per realizzare veri e propri centri di trasferimento tecnologico volti a supportare progetti di ricerca e sperimentazione, a sostenere la creazione di startup e il trasferimento tecnologico verso le PMI, scegliendo le sedi nelle città oggetto di sperimentazione 5G, ovvero Torino, Roma, Catania, Cagliari, Genova, Milano, Prato, L’Aquila, Bari e Matera e/o ogni altro comune che dovesse avviare una sperimentazione 5G nel corso di svolgimento del Programma citato. L’obiettivo più prossimo dell’azione del MiSE è quello di portare a compimento il finanziamento dei progetti in via di presentazione da parte dei comuni per le case delle tecnologie emergenti, a partire da Matera, Capitale Europa della Cultura, per la quale saranno destinati 15 milioni di euro. Ad oggi sono pervenute proposte progettuali da parte delle Amministrazioni comunali di Torino, Genova, Milano, Modena, Prato, L’Aquila, Matera, Roma e Catania, cui si aggiungono le manifestazioni di interesse pervenute dal Comune di Napoli e di Bari. Le Case mirano a coniugare le competenze scientifiche delle Università e degli Enti di ricerca con le esigenze del tessuto imprenditoriale e dei cittadini-utenti, con l’obiettivo di assicurare uno spazio fisico e le risorse necessarie per sviluppare idee di imprese, sperimentare le nuove tecnologie attraverso le potenzialità che caratterizzano le reti 5G e trasferire le conoscenze così acquisite ai soggetti che possono trarre particolare beneficio dalla trasformazione digitale. Nell’ambito invece dell’Asse II, sono da pochi giorni scaduti i termini del bando avviato da MiSE per 5 milioni di euro rivolto alle Pubbliche amministrazioni, gli Enti pubblici, le Agenzie, gli Enti di ricerca e le Università, per la realizzazione di specifici progetti di sperimentazione e ricerca, orientati all’utilizzo delle tecnologie emergenti, attuati attraverso la cooperazione tra più soggetti, in collaborazione con gli operatori titolari di frequenze utilizzabili per il 5G, PMI e startup innovative. Risultano ricevuti circa 20 progetti; la direzione competente del MiSE sta procedendo agli adempimenti di legge per finanziare tutte le richieste pervenute entro la fine dell’anno. Da ultimo, con decreto interministeriale con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, abbiamo disposto un finanziamento per progetti finalizzati alla sicurezza delle infrastrutture stradali da realizzare nell’area territoriale di Genova, attraverso sperimentazioni basate sulla tecnologia 5G. A seguito della pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale, sarà poi pubblicato un avviso per selezionare dei progetti sperimentali basati sulle reti 5G, focalizzati su attività di monitoraggio delle infrastrutture viarie a cui è destinato il finanziamento MiSE pari a 2 milioni di euro. Voglio ricordare che questo progetto nasce subito dopo la tragedia del crollo del Ponte Morandi per fornire ai cittadini e all’Amministrazione Comunale ulteriori strumenti tecnologici a favore del territorio.
Digitalizzare il Paese significa innestare innovazione in ogni territorio, offrendo alle imprese dei servizi completamente full digital.
Il MiSE sta ponendo le basi e creando tutte le condizioni per il lancio commerciale dei servizi 5G in Italia, in un’ottica di promozione e sviluppo della digitalizzazione del Paese, a beneficio, quindi, di cittadini e imprese. I dati Desi sopra ricordati mostrano che investimenti mirati e solide politiche digitali possono avere un impatto significativo sulle prestazioni dei singoli paesi.
Sicurezza delle reti 5G – Golden Power
Come noto, la flessibilità architetturale delle reti 5G rende la sicurezza un tema complesso da gestire, sia per la quantità dei dati, sia per le relative architetture. Quest’ultime saranno composte da una pluralità di segmenti che vanno dalla parte di accesso radio fino alla rete core con una vastità di terminali che svolgono funzioni sempre più complesse. Avremo quindi un insieme molto ampio di elementi che presenteranno diversi aspetti di vulnerabilità.
Il 26 marzo scorso la Commissione europea ha raccomandato una serie di azioni e misure operative volte a rivedere e rafforzare le vigenti norme di sicurezza in questo settore per assicurare che riflettano l’importanza strategica delle reti 5G, nonché l’evoluzione delle minacce. In tale contesto, entro la fine di giugno 2019, ogni Stato Membro ha completato la valutazione nazionale dei rischi ed aggiornato i requisiti di sicurezza vigenti a carico dei fornitori di rete includendo condizioni per garantire la sicurezza delle reti pubbliche. Nei prossimi mesi la Commissione provvederà, pertanto, ad elaborare il documento di valutazione del rischio 5G che sarà utilizzato come base per definire eventuali misure di sicurezza. Considerati i rischi che potrebbero derivare dalla nuova tecnologia, nell’ordinamento nazionale è già operativa la normativa sull’esercizio dei poteri speciali del Governo (decreto legge 15 marzo 2012, n. 21, convertito con modificazioni dalla L. 11 maggio 2012, n. 56) – cd. GOLDEN POWER, volta a tutelare interessi essenziali della difesa e della sicurezza nazionale. Recentemente – con il decreto-legge n. 22/2019, convertito nella legge n. 41/2019 – è stato introdotto l’articolo 1-bis che estende l’esercizio dei poteri speciali ai servizi di comunicazione elettronica a banda larga basati sulla tecnologia 5G.
L’impegno del MiSE, quale Ministero guida sul fronte della sicurezza cibernetica, è massimo e l’approccio che caratterizzerà l’azione del Ministero sarà incentrato sull’assicurare la più ampia protezione dei nostri interessi nazionali, in coordinamento con gli altri organismi competenti.
Decreto Sicurezza Cibernetica
In questo quadro normativo si innesta, inoltre, il decreto legge n. 105/2019 sul perimetro di sicurezza cibernetica, approvato in prima lettura alla Camera e con modificazioni al Senato lo scorso 7 novembre e la cui conversione per l’approvazione definitiva è prevista dopo l’ulteriore passaggio alla Camera entro il 20 novembre. L’obiettivo del decreto è quello di assicurare un elevato livello di sicurezza delle reti, dei sistemi informativi e dei servizi informatici delle amministrazioni pubbliche, degli enti e degli operatori nazionali pubblici e privati, da cui dipende l’esercizio di una funzione essenziale dello Stato. Tale nuova normativa anticipa, infatti, quanto previsto dal Regolamento UE 2019/881, noto come CYBER ACT, che rivede il mandato dell’Agenzia dell’Unione europea per la cibersicurezza e introduce uno Schema Unico di Certificazione a livello europeo.
Il decreto rappresenta un ulteriore passo in avanti nella strategia messa in campo sulla sicurezza cibernetica, determinando le modalità per l’individuazione dei soggetti pubblici e privati che sono inclusi nel perimetro di cybersecurity. Lo sviluppo tecnologico del 5G necessita, infatti, di una accurata tutela degli interessi strategici nazionali, attraverso una normativa ad hoc che garantisca la sicurezza delle nuove reti e che, in questa fase, abbiamo il compito di rendere pienamente operativa in tempi rapidi.
Le attività di verifica obbligatorie sugli appalti saranno condotte dal Centro di valutazione e certificazione nazionale (CVCN), istituito presso il MiSE. Come ho avuto modo di rappresentare in questa sede nella mia audizione di qualche settimana fa, con il suddetto provvedimento è confermato il ruolo fondamentale del CVCN, che ha l’obiettivo di garantire la sicurezza e l’assenza di vulnerabilità dei prodotti, hardware e software, impiegati sulle reti, sui sistemi informativi e i servizi informatici, degli attori del perimetro di sicurezza cibernetica.
Il decreto legge n. 105/19 ha altresì disposto che la decisione sull’esercizio dei poteri speciali sulle acquisizioni relative alla tecnologia 5G dovrà essere presa previa valutazione da parte del CVCN e dei centri di valutazione accreditati degli elementi indicanti la presenza di fattori di vulnerabilità che potrebbero compromettere l’integrità e la sicurezza delle reti e dei dati che vi transitano.
Monitoraggio reti 5G – elettromagnetismo
Come noto, l’architettura della rete 5G è basata su antenne adattative; questo nuovo approccio è caratterizzato non più da una emissione costante di potenza in tutte le direzioni, ma da una emissione “adattativa” in base al numero di utenze da servire, dalla loro posizione e dal tipo di servizio.
Come più volte ricordato nel corso delle audizioni svolte in questa sede, la protezione della popolazione dall’esposizione ai campi elettromagnetici è affidata alla Raccomandazione del Consiglio europeo del 12 luglio 1999 relativa alla limitazione dell’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici nella quale, il Consiglio europeo, stabilisce i requisiti minimi a cui gli stati membri devono attenersi. Altresì, in questa Raccomandazione, il Consiglio europeo ha adottato il parere dell’organismo internazionale di esperti ICNIRP (International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection) del 1998, finalizzato a determinare ampi fattori di sicurezza rispetto ai valori di soglia oltre i quali detti effetti sono stati osservati.
Le linee guida dell’ICNIRP, ente riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per le valutazioni dell’esposizione ai campi elettromagnetici sulla popolazione, rappresentano il massimo riferimento a livello mondiale del settore e sono considerate la base normativa di molti paesi europei ed extra europei, nonchè, raccomandate per l’adozione dall’Unione europea. Le linee guida sono state sottoposte a revisione nel corso del 2018, dopo un lungo lavoro di rassegna e valutazione della letteratura internazionale intervenuta nei 20 anni successivi all’emissione delle Linee Guida originarie. La pubblicazione aggiornata è attesa per fine 2019 o più probabilmente entro i primi mesi del 2020.
Sul punto, come noto, l’Italia e alcuni Stati Membri, hanno deciso di adottare linee più restrittive in tema di inquinamento elettromagnetico rispetto ai valori applicati nella maggior parte degli Stati Europei, atteso che il tetto massimo attuale oggi in Italia è 6 V/m. Inoltre, il nostro Paese è stato fra i primi Paesi al mondo a dotarsi di una normativa in materia di radioprotezione: il primo atto regolamentare è il D.L. 381/98. Poi è seguita la Legge 36/2001 “Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici” e i successivi decreti attuativi, emanati in data 8 luglio 2003. I limiti di esposizione sono comunque stati confermati anche dalle più recenti modifiche introdotte dal Decreto-Legge 18 ottobre 2012, n. 179.
Occorre inoltre sottolineare che gli Uffici del MiSE, in collaborazione con la Fondazione Ugo Bordoni, hanno il compito di monitorare le sperimentazioni 5G attualmente in corso. Tale attività di monitoraggio, svolta in collaborazione con la pluralità di soggetti pubblici coinvolti, nazionali e locali, prevista fino alla conclusione delle sperimentazioni, ha lo scopo preciso di valutare e monitorare il corso dello svolgimento delle sperimentazioni 5G nelle aree territoriali interessate, al fine di fornire al Paese gli elementi utili a stimolare i benefici indotti da tale tecnologia.
Nella pratica, la verifica del processo di avanzamento delle sperimentazioni viene espletata, con cadenza semestrale, attraverso ispezioni sul territorio, al fine di verificare l’effettiva realizzazione dei progetti presentati, nonché di riscontrare sul campo l’impatto elettromagnetico per l’eventuale adeguamento della normativa vigente.
Rappresento infine che il 30 ottobre si è tenuta una riunione presso il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare a cui hanno partecipato, oltre il suddetto Ministero, il MiSE e la Fondazione Ugo Bordoni, anche il Ministero della Salute, ISPRA e l’Istituto Superiore di Sanità, per approfondire e rivedere la definizione dei valori limite. Il risultato principale dell’incontro è stata la condivisione da parte delle Amministrazioni presenti che attualmente non risulta necessario modificare gli attuali limiti di emissione (6 V/m).
Conclusione
In conclusione, mi auguro di aver offerto un quadro esaustivo e completo delle politiche messe in atto dal Ministero delle Sviluppo Economico in merito alla transizione verso il 5G. Credo che questo lungo ciclo di audizioni rappresenti un lavoro estremamente importante e lodevole compiuto da questa Commissione, utile per comprendere al meglio il fondamentale cambio di paradigma legato al passaggio verso questa nuova tecnologia.