Il 26 febbraio, in Commissione trasporti, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul 5G, abbiamo audito il dott. Alessandro Vittorio Polichetti dell’Istituto Superiore della Sanità e uno dei massimi esperti in Italia sul tema dell’elettromagnetismo.
Ho chiesto personalmente l’audizione dell’Istituto in quanto era necessario dare una risposta da parte della scienza riguardo le possibili controindicazioni del 5G direttamente in Parlamento. È stato un confronto davvero utile perché ha permesso di fugare ogni preoccupazione per la salute legata alla realizzazione delle nuove reti mobili di quinta generazione: non esistono, allo stato, evidenze scientifiche che dicano il contrario. Anzi, come spiegato dal Dott. Polichetti, la maggiore densità delle c.d. small cells del 5G abbasserà le emissioni con un minore impatto sulla popolazione.
Va ricordato inoltre che già oggi l’Italia presenta limiti di emissioni elettromagnetiche significativamente più bassi rispetto a quelli degli altri paesi: in particolare, mentre da noi è stato adottato un limite pari a 6 V/m, altrove ci si attesta in media su limiti che oscillano tra i 41 e i 58 V/m, dunque dalle 7 alle 10 volte superiori.
Nonostante ciò, ancora una volta non esistono evidenze scientifiche che certifichino l’insorgere di patologie causalmente collegate a limiti così più elevati.
In realtà, come gli esperti hanno unanimemente confermato in audizione, ciò su cui occorre prestare attenzione sono i dispostivi: su questo va fatta una campagna informativa per spingere le persone ad un uso responsabile dello smartphone, usando sempre gli auricolari ed evitando di tenerlo perennemente a contatto con il corpo e, in particolare, con la testa.
Dunque, nessun pericolo dal 5G: questo dice la scienza.