Mercoledì in Commissione Vigilanza RAI, abbiamo audito il viceministro Catricalà (qui un riassunto). Ho preso parola per porre alcune domande, tra le quali come intende porsi il MISE circa la nuova tecnologia della TV connessa, canone RAI e impossibilità di applicare le stesse regole che valgono per la TV ad Internet.
Mercoledì prossimo alle 20.30 in Vigilanza sarà presente il direttore RAI Gubitosi. Molto presto saremo chiamati a dare parere sul contratto tra MISE e RAI.
In basso trovate post di spiegazione di Roberto Fico e video.
Mirella
di Roberto Fico
Si apre oggi il confronto serrato tra la Commissione di VigilanzaRai, il Ministero dello Sviluppo Economico e la Raisul Contratto di Servizio che dovrà essere rinnovato in tempi brevi.
Il contratto è stipulato tra la Radiotelevisione Italiana e il Ministero dello Sviluppo Economico. Ha una durata triennale (l’ultimo contratto è scaduto nel dicembre 2012) e disciplina le attività che la società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, la Rai, deve svolgere per assolvere il compito di servizio al pubblico nel territorio della Repubblica Italiana.
La bozza del nuovo contratto è quasi pronta. Il viceministro Catricalà l’ha presentata al Cda Rai che dovrà esprimersi a riguardo il prossimo 18 settembre. Dopodiché arriverà alla Commissione Vigilanza, che deve pronunciarsi con un parere favorevole affinché il contratto venga concluso. Il Contratto di servizio è un atto fondamentale: deve delineare diritti e doveri delle due parti e offre gli strumenti necessari per garantire al cittadino il rispetto della funzione di servizio pubblico da parte della Rai.Vi invito tutti, in questo momento, a seguire da vicino le varie fasi che porteranno alla stesura definitiva e alla firma. Facciamo sentire l’attenzione e l’interesse dei cittadini su questo punto cruciale. Con un’adeguata struttura normativa, il contratto diventerà, infatti, un documento strategico di garanzia degli interessi dei cittadini: potremmo pretendere la massima trasparenza, come nel caso degli atti di gestione e degli stipendi, che vanno pubblicati integralmente.
E, punto fondamentale, potremmo rendere pubblica la contabilità separata dell’azienda. Mi spiego: la Rai ha introiti che derivano sia dal canone, che dalla raccolta commerciale della pubblicità. Il cittadino deve sapere quando un programma è finanziato con il canone (parliamo di quasi due miliardi di euro all’anno) e quando è invece finanziato dalla pubblicità (600 milioni di euro all’anno).
È un dato che possiamo avere. Lo stesso Catricalà, ascoltato oggi in audizione in Commissione, ha dichiarato che la Rai deve ottemperare a questo compito.
Possiamo farcela. Possiamo far sentire la voce di tutti nelle Istituzioni e riportarla ai vertici Rai.
Facendo rete, ripeto, ci possiamo riuscire.