Il canone Rai è da sempre considerata una tassa noiosa per gli italiani e certamente le lamentele degli utenti trovano il loro fondamento nella scarsa qualità dei programmi che negli ultimi anni il servizio pubblico televisivo porta sul piccolo schermo.
E cosa si inventa il Governo per risolvere l’annoso problema? Da ultime notizie di stampa pare che Renzi preferirebbe abbattere i limiti di pubblicità per arrivare all’abolizione del canone o la sua trasformazione in tassa, in barba alla qualità offerta del servizio pubblico già tartassato dagli spot. Quanto appena detto è confermato dalla bozza del disegno di legge pubblicata sul sito del governo, precisamente all’articolo 5 comma 1 lettera a), in cui si decide l’abolizione degli articoli che limiterebbero i messaggi pubblicitari. Certamente resterebbero i limiti previsti dal Tusmar, ma sarebbe il primo passo per aumentare gli introiti dell’azienda di Viale Mazzini.
Il Premier dimentica però che la RAI è un servizio fondamentale per il nostro Paese. Abattere i limiti pubblicitari determinerebbe conseguenze gravissime. Infatti mentre le tv commerciali possono e giustamente devono fare ascolti attenendosi a certe regole, l’azienda pubblica è pagata con il canone proprio perché non debba essere “schiava” dei meccanismi pubblicitari e possa essere libera di informare i cittadini senza dover sottostare ai diktat di nessuno.
L’azienda di Viale Mazzini deve scegliere da che parte stare: o con il mercato prendendo soldi dalla pubblicità o con il pubblico e quindi prendere i soldi dal canone (1.600.000.000 di euro). La RAI, già succube della politica, nella sua gestione necessita di una vera è propria cura per essere sottratta dalle logiche di mercato che tanto fanno gola a Mediaset.